Febbraio 2018 – La prima “Anábasi 300”
Mi sono iscritta un paio di mesi fa, nonostante la mia moto non fosse adatta, troppo pesante e obsoleta per quel tipo di manifestazione, ma volevo mettermi alla prova perché da tre anni sentivo parlare molto bene di questa “Anábasi tosta” firmata Moto Club Umbria.
Dubbiosa sulle mie capacità di pilota, mi sono accordata con gli organizzatori che sarei partita, ma se mi fossi sentita in difficoltà avrei abbandonato.
A darmi il coraggio di intraprendere “l’impresa” il fatto di avere già partecipato ad eventi creati da loro ed essere rimasta piacevolmente colpita dall’ottima organizzazione curata nei minimi particolari. Ci si sente al sicuro, anche sperduti in mezzo ai boschi, monitorati da un efficiente e pianificato sistema organizzativo: “timbri, apripista, chiudipista, fotografi, ecc.” che non lascia nulla al caso… gli anni di esperienza si vedono!
Testa dura, ho cominciato ad allenarmi in palestra per arrivare almeno fisicamente preparata e ho pianificato un uscita in moto ogni weekend di gennaio e febbraio, per migliorare in po’ la tecnica.
Portato a dicembre la moto a Pisa, da Andrea, un amico meccanico e pilota di rally, per cambiare mono, manubrio, pneumatici e sistemare un po’ tutto, porta road book compreso, in occasione del grande evento.
Ne fosse andata dritta una, è martedì tra tre giorni parte l’ Anábasi …per vari motivi la moto è ancora a Pisa, sono due mesi e mezzo che non la uso, ho passato da poco l’influenza e mi sento uno straccio.
Il programma sarebbe andare mercoledì a prendere la moto, abbinando un appuntamento di lavoro in zona, poi scendere direttamente a Piegaro e avere così il tempo di provare la moto giovedì con calma.
Per il weekend è previsto brutto tempo e una serie di problemi vari in famiglia mi fa pensare molto se partire o rinunciare.
Testa dura, vado lo stesso, un po’ con il cuore in gola e la consapevolezza che forse sarei dovuta tornare prima del previsto.
Mercoledì tutto bene, parto con calma, recupero la moto, sistemata a puntino e arrivo a Piegaro che già è buio.
Lorenzo, Elio e gli altri del ristorante “Da Elio” mi accolgono calorosamente, scarico la moto e la parcheggio nel loro garage.
Doccia, cena, chiacchiere e a letto, sono parecchio stanca.
Giovedì, colazione e poi mi vesto da moto, sono ansiosa di provare come va con manubrio e mono nuovi.
Mi faccio spiegare un percorso da fare, senza incastrarmi in posti troppo difficili e accendo la moto… o meglio ci provo!
Non parte, ha sempre fatto fatica da fredda e qui fa freddino, durante la notte ha nevicato, si vedono i colli intorno tutti bianchi.
Calcio, calcio, tiro e chiudo l’aria, accelero e calcio piano, poi riprovo a calciare con forza…niente, non ne vuole sapere di partire!!!
Controllo la benzina, effettivamente ce n’è poca, metto in riserva e accenna un sussulto.
Vado con la macchina e la tanica, vestita da moto al distributore più vicino.
Torno, faccio il pieno e ancora non parte, rimetto in riserva e finalmente da cenni di vita… forse il rubinetto è da cambiare.
Tengo un po’ accelerato altrimenti si spegne…parto lo stesso!
Stupendo: c’è la neve che imbianca gli ulivi, qualche nuvola che lascia spazio al cielo azzurro, l’aria tersa che fa spaziare lo sguardo sulle fantastiche colline e un timido sole che illumina il Trasimeno visto in lontananza.
La moto continua a fare i capricci, eppure ormai dovrebbe essere calda…la sento che va giù di giri fino a spegnersi anche in corsa.
Mi fermo e faccio una delle poche cose che so fare al motore: alzo il minimo, ma neanche mi ricordavo da che parte girare! A tentativi (per fortuna ce ne sono solo due) riprende a cantare allegramente e non da più problemi.
Mi infilo in uno sterratone che passa sotto gli alberi innevati, il terreno è fradicio e scivoloso, ma la moto nessun problema, composta e stabile…che sia il mono, le gomme, il manubrio???
Comunque grazie Andrea, sembra un altra moto!!!
Sicuramente sbaglio strada e mi trovo davanti ad un recinto con le pecore.
Mentre cerco di girare la moto, tre maremmani bianchi mi corrono incontro con aria per niente amichevole, passano per i buchi del recinto e mi si avvicinano abbaiando.
Non ho paura dei cani, mi fermo sempre e non mi hanno mai fatto niente, ho casco, stivali, protezioni, non mi sento in pericolo, sicuramente rischierei di più a cercare di scappare.
Spengo la moto, tolgo la mascherina, mi accuccio alla loro altezza e allungo una mano per farmi annusare, di solito è un comportamento che ai cani piace, devono essere loro ad avvicinarsi.
Infatti smettono di abbaiare, uno continua a ringhiare, ma resta lontano! Il più audace si avvicina e si lascia accarezzare il mento, poi una grattatina dietro le orecchie e ormai siamo amici.
Si avvicina il secondo e anche lui si lascia coccolare.
Il terzo continua a guardarmi male, ma si avvicina piano, fino a farsi spazio tra gli altri…”ragazzi, non litigate, siete in tre e ho solo due mani!!!”
Rido, li coccolo e mi sento viva!!!
Purtroppo non posso restare con loro per molto, mi alzo e uno mi posa le zampone sul petto, ci guardiamo negli occhi…”caspita se sei grosso!!!”, ultima coccola, giro la moto, accendo e parto.
Mi accompagnano abbaiando festosi per circa un km e poi io continuo e loro tornano dalle pecore… “tornerò a trovarvi, promesso!!!”
Rifaccio la strada al contrario per tornare a Piegaro e la neve si sta già sciogliendo.
Domani si fa sul serio, speriamo ci sia il sole.
Nel pomeriggio arriva Filippo, presidente del moto Club e organizzatore del Anábasi.
Gli do una mano a preparare i gadget della manifestazione insieme a Maria e ai ragazzi del Moto Club.
Arrivano i primi partecipanti e alcuni visi conosciuti, che saluto con grande piacere.
A cena si mangia benissimo e si scherza su moto e aneddoti.
In particolare con Tequila, un amico di Bologna, quando ci siamo visti mi ha detto:
“Cosa ci fai tu qui?”
“Partecipo al Anábasi!”
“Con che moto?”
“Con XT!”
“Tu non stai bene!!!”
“Lo so!!!” (e rido)
“Ma sei da sola?”
“Si!”
“Domani parti con me!”
“Ma io vado piano…”
“Domani parti con me…chiuso!”
Sorrido e non mi ribello…grazie Tek!
Venerdì è il gran giorno, si comincia alle due!
Contro la mia volontà mi faranno partire per prima, “sei lenta, parti per prima, se no arrivi stanotte!” …simpatico però ha ragione! Sono lenta e proprio per quello volevo partire tra gli ultimi, non mi piace “intralciare il traffico” e se provo ad andare più veloce rischio di cadere, esperienza già provata!
Ok, li farò passare man mano che si avvicinano.
Al mattino non piove, ma è nuvoloso…sarà quel che sarà, ormai sono qui e parto!
Provo ad accendere la moto e non ne vuole sapere. Va beh, sarà il freddo, però strano, l’ho usata ieri…calcio, calcio, ma l’unica cosa che parte é qualche inutile parolaccia. Passa di lì Alvise, membro e addetto stampa del Moto Club Umbria… “posso provare?!” …tre calci del suoi e la stronza canta felice!!!
Mentre si scalda sistemo un po’ di cose e attrezzi da portare con me, tutti dicono che porto troppe cose, forse hanno ragione, ma meglio averle in più, a me o ad altri, sono sempre tornate utili.
Nel frattempo il Lillo, vice presidente e i ragazzi del Moto Club Umbria mi aiutano a montare il trip nuovo che mi ha gentilmente portato Alvise. In 5 a sistemare il mio trip…li ho appena conosciuti e già li adoro!!!
È l’una, e comincia a piovere bene!
Vado veloce a mangiare qualcosa mentre il pensiero va a casa…sono un incosciente, con tutti i problemi di salute che ci sono già in famiglia, io sono qui a fare un percorso più impegnativo delle mie capacità, con una moto non adatta e sotto la pioggia, rischiando di farmi male e diventare poi un peso invece che un aiuto…dovrei essere qui per divertirmi, invece sono inevitabilmente giù di morale!!! Incrocio qualche sguardo e sorriso di chi mi conosce e riprendo un po’ di fiducia “andrà tutto bene!”
La moto NON parte…”che cazzo hai che non parti!!!” …sono furiosa, con la tuta anti pioggia sembro un palombaro e sto facendo la sauna a forza di calciare!!!
Passa Stefano, detto “il palestrato” membro del nocciolo duro del Moto Club (sinceramente dal soprannome me lo aspettavo più robusto, non lo dico e rido)…”posso provare?!”…scendo dalla moto con aria rassegnata e penso “provate tutti, mi basta che parta”…un unico calcio e va in moto…non aggiungo altro!!! Mi prende in giro, lo lascio fare e scherzo anch’io!
Tequila viene a cercarmi “ci hanno già chiamato!” … “peggio che al lavoro caspita, sono le due e tre minuti!!!”
Si parte e piove parecchio … “Tek vai avanti tu, se no ci raggiungono tutti subito!”
Tequila è bravo sia in moto che a navigare, è un bel lusso averlo con me, anche perché è solo la terza volta che uso un road book.
Lo trovo un videogiochi, tipo quello degli aerei con il quale giocavo da piccola, però in “6D”, molto divertente e intuitivo, ma, come per i videogiochi, devi giocare tanto per diventare bravo e veloce.
Dopo neanche 2 km c’è un guado, adoro i guadi e poi già piove e sono vestita, nessun problema…penso, ma penso male!
In piedi sulle pedane e peso indietro, mi immergo nell’acqua…la moto si spegne nel punto più profondo…nooo!
Inevitabilmente metto giù i piedi e sento l’acqua entrare da sopra gli stivali…tutto il giorno con i piedi a mollo, stupendo!
Il Tek mi guarda dalla riva opposta e appare, come nei fumetti, una nuvoletta con scritti i suoi pensieri “vedi di uscire da sola, che non ho voglia di bagnarmi i piedini!”.
Calcio e non parte, calcio più forte e parte l’onda con “lavata di palle” (cit. del Polpo) …ma fortunatamente anche la moto.
Esco dal guado, mi rimetto in piedi sulle pedane e sento l’acqua, entrata non so da dove, scendere lungo le gambe e penso “cominciamo proprio bene!!!”, ma sorrido!!!
Il percorso è effettivamente impegnativo, la mascherina si appanna e la tolgo quasi subito.
Alla prima salita fangosa la moto si mette di traverso e mi stendo … rrrhhh!
Mentre cerco di alzarla scende il Tek ad aiutarmi e arriva già qualche moto da dietro.
Riparto, non mi perdo d’animo, decido di provare come va da qui al primo asfalto e poi vedrò cosa fare.
Il percorso continua tra salite e discese “divertenti”, ma non cado più e al primo asfalto seguo il Tek e il road book che mi porteranno al prossimo sterrato.
Continua a piovere, ma neanche la sento, non ho freddo e ho ripreso fiducia.
Ad un bivio si avvicina il numero 55, ho scoperto dopo un po’ che era Ettore, un amico di FB che avevo conosciuto di persona solo ieri. Ci chiede se poteva seguire noi, perché il suo trip non funzionava e che i suoi compagni erano andati avanti.
Riparto coccolata da una guida e una scopa…sorrido e penso “doppio lusso!”
Il percorso è davvero tosto, da sola dentro il casco mi riecheggiano nella mente i vari suggerimenti degli amici: “mai mollare il gas”, “ceeraaaa”, “lasciala scorrere”, “fai finta di saperlo fare”, ecc
I km scorrono e mi diverto tra sassi e fango e per un po’ non cado più, qualche volta mi poso da una parte o dall’altra, ma mi rialzo da sola.
In una salita, per me particolarmente impegnativa, già concentrata nel percorso, sento sgasare dietro una decina di moto “arrivo in cima e li lascio passare”, cerco di sbrigarmi un po’ per non farli aspettare troppo…pessima scelta…accelero troppo, mi si impenna la moto, fortunatamente non me la tiro in testa e mi fermo addosso al monte, Ettore assiste alla scena. Faccio cenno a tutti di passare e mi riposo un po’, poi riparto e vado su, sempre sotto lo sguardo attento di Ettore.
Per adesso ce la faccio da sola, ma averlo lì dietro mi da sicurezza. Dice che non gli pesa stare con me e andare piano, che comunque il trip non gli funziona, ma chissà come è sempre aggiornato con le note e sa meglio di me dove siamo…grazie!!!
Piove ancora, ormai la mascherina è sporca dentro e fuori, guido senza, schivo i rami, ma uno mi prende un occhio, non mi fa quasi niente, ma perdo l’equilibrio, cado e rompo la leva della frizione.
Il Tek è andato avanti, ma dietro di me come un ombra c’è Ettore, mi aiuta a drizzare la moto, che parte senza capricci.
Ho la leva della frizione molto corta, la uso lo stesso, ormai mancano le ultime note alla fine, ma spero non ci siano salite “cattive”.
Neanche a dirlo, dopo la curva c’è la salita più bastarda della giornata, o almeno a me, con la mia leva corta, sommata alla stanchezza, mi sembrava tanto bastarda!
Non cado, ma mi muore la moto ogni sasso che supero…lei poverina riparte sempre. Gentilmente Ettore, dopo l’ennesima volta a vedermi calciare, mi propone di scambiarci le moto, la sua è più leggera e non ha problemi di leve.
Testa dura più del solito, gli rispondo un secco, ma divertito “Mai!!! La devo portare su io!” e ci mettiamo a ridere. Due ragazzi del Moto Club Umbria sono lì a dare una mano, dopo la mia affermazione parte un esultante “Vai!!! Così si fa!!! Cattiva!!!”
Verso la fine della salita ho praticamente “le budella in mano”, ma l’unica cosa che accetto è una spinta da Ettore che, con pazienza paterna, mi aiuta come si fa con i bambini.
In cima c’è Tequila, che aspetta sotto la pioggia. A vedermi arrivare si illumina, anche lui con lo sguardo da papà paziente e orgoglioso!
Sono ammaccata, fradicia, sporca di fango e stanca…ma felice, felice da non trovare parole per descriverlo!!!
“Aggiustiamo” la leva incastrando la chiave della candela sul mozzicone rimasto, un pezzo di fil di ferro e un paio di giri con il nastro americano, un capolavoro e si riparte!
Arrivo “alla base” e sono davvero tanto soddisfatta di essere riuscita a fare tutto il giro!
Parcheggio e vado a fare la doccia…tutto il resto può aspettare.
Arriva un amico di Trevi, non poteva partecipare, ma è passato a posta per salutarmi…sono cose che fanno piacere!!!
A cena si ride, si scherza, mangio e bevo un po’ troppo, passando da un tavolo all’altro per salutare i vari amici.
Bella giornata, bella serata e poi è andato tutto bene…vado a letto con il sorriso!!!
Sabato si parte alle 9:00, per prima anche oggi…uffa!!!
I km saranno tanti, ma pare e spero, più scorrevoli di ieri.
Mi alzo presto, devo avere il tempo di far partire la moto senza aiuto…da bravo ometto…ne va del mio orgoglio …e rido prendendomi in giro da sola!!!
Oggi non piove, anzi pare voglia farci compagnia un timido sole.
Mi vesto con la divisa del Moto Club Umbria, nuova per l’occasione.
La moto parte al terzo calcio… “antipatica, potevo dormire mezz’ora di più!!!” ma meglio così.
Vado alla partenza e arriva subito il Tek, pronti via!
“Si però poveretto, non è giusto che mi faccia da “balia” anche oggi…adesso vedo quanto scorrevole è il percorso, poi casomai lo lascio andare…certo i km sono tanti e ieri, che erano circa metà di oggi, ci avrei messo minimo due ore in più se avessi dovuto navigare io!” i miei pensieri viaggiano mentre lo seguo, tenendo aggiornate le note.
Poco dopo il Tek mi lascia passare e mi mette a fare strada. Ooohhh … se prima andavo piano, adesso di più e rido!
Dietro di me una moto con scritto “ORG” e la go-pro, mi segue quasi dalla partenza…”questo l’ha mandato Filippo!!!”…e rido, mentre cerco vanitosamente di fare del mio meglio, seguo il road book con attenzione, c’è una bella discesa sassosa, meglio se guardo dove mettere le ruote!
Fine della discesa, la nota diceva “gira a destra”, il trip corrisponde, ok…non c’è più nessuno dietro di me!
“Andavo troppo veloce e li ho persi???!!!” Un attimo di sana auto ironia e scoppio in una risata assurda…da sola, come un idiota!
Guardo il porta road book e vedo che manca il vetro che copre la carta, svelato il mistero, se ne sono accorti… loro, io no… e lo stanno cercando.
Detto fatto, arriva Giuseppe detto Margi, uno del trio Sibilla, ditta che costruisce e noleggia porta road book, che apre la cerniera della giacca e mi riconsegna i pezzi della mia scatola …prima o poi ne comprerò uno serio fatto da loro, questo cade a pezzi!
Lo aggiusto con il nastro adesivo…ho mezza moto tenuta insieme con il nastro adesivo…e rido, mentre arriva il Tek che non perde l’occasione di immortalare la scena.
Si riparte, faccio strada io, rido pensando a quanto è bello fare enduro …il “rotolo” dice “guado viscido” … Guado? Viscido? Dove?
È il punto più secco che ho visto in tre giorni!
Mi fermo per consultarmi con il Tek…il Tek non c’è…sto sicuramente PASCOLANDO!!!
Torno indietro e lo ritrovo al bivio dove ho sbagliato strada, arriva anche Dan San e mi prendono in giro…ci scherzo e si riparte!
” Vai Tek, fai strada tu va che è meglio!!”
Al famoso guado viscido ci raggiunge Roberto, detto Bobo, un amico di Enduro Polesano, mi fa piacere vederlo!
Gli dico di andare avanti, ma si rifiuta, è stanco di inseguire suo figlio Luca e decide di stare con noi.
Passano i km e arrivo al primo controllo timbro, dove il Tek chissà da quanto tempo mi aspettava…con un cenno da lontano mi chiede se Bobo sta con me e se può andare avanti “si Tek vai!”… è stato fin troppo paziente, ma si è assicurato non fossi sola…grazie!!!
Bobo mi lascia navigare, lo faccio con attenzione e me la cavo abbastanza bene.
Poco dopo incontriamo un solitario, Pietro, il numero 6, resta dietro di me e mi lascia fare strada.
Il percorso è effettivamente molto più scorrevole rispetto a ieri, la temperatura accettabile, non fa freddo anche se c’è un po’ di vento, a tratti compare il sole o almeno non piove, ieri sera ho pulito bene la mascherina con il dentifricio (tecnica imparata facendo apnea) e non si appanna più ,… tutte queste circostanze mi lasciano il tempo di rilassarmi un attimo e ammirare le splendide colline Umbre.
Non ho mai guidato la moto d’istinto, tanto meno in fuoristrada. Una banale distrazione e una banale pozzanghera, in uno sterrato dritto e quasi piano, bastano per stendermi tipo Bambi sul ghiaccio.
Bobo era andato avanti, faceva strada lui e Pietro mi aveva appena superato, per prendere un po’ allegramente una salitina fangosa.
Moto a terra, gamba sotto, in mezzo al fango … un nervoso “come caspita ho fatto a cadere qui?!”
La tranquillità che non ho male da nessuna parte e che qualcuno passa prima o poi, o che comunque Bobo e Pietro torneranno indietro se non mi vedono arrivare, mi fa esaminare la situazione con lucidità.
Con il piede libero spingo la sella e riesco a togliere la gamba da sotto la moto.
Provo ad alzarla, ma scivolo nel fango e comunque non ce la farò mai visto che ha le ruote verso la salita.
La prendo per il porta pacchi e, senza troppa dolcezza, le faccio fare un giro di 180° con perno sulla pedana. Adesso la alzo con facilità, provo ad accenderla e parte al primo colpo … che moto!!!
Torna Bobo e subito dopo anche Pietro…bello sapere che ci sono, ma che soddisfazione cavarmela da sola.
Ci superano Andrea e il suo gruppo, si fermano poco dopo, così posso salutarlo e dirgli che la moto va molto meglio con le modifiche che ha fatto!
Guarda la mia leva riparata con il nastro americano e fa un cenno di disapprovazione dicendo “ti ho portato una leva!”…grazie!!!
Si riparte, la palude ci aspetta e dopo la palude, anche la palude in salita…XT fatica e io più di lei.
Vedo le salta fossi salire, zampettando, ma salire!!!
Cerco la seconda, forse vado meglio, la seconda non entra, la leva è bloccata, si è scaldata la frizione!
Non ho molte scelte, devo aspettare!
Bobo e Pietro aspettano con me, si chiacchiera del più e del meno e si scherza, così tranquilli, spensierati e felici come bambini, con i piedi immersi nel fango, a cavallo di una moto che sembra avere il potere di allontanare ogni pensiero negativo.
Ho provato molte volte a spiegare queste sensazioni a chi non ama le moto, ma mi sono arresa ad apprezzarle con chi le vive, cioè con degli estranei, tipo Pietro che ho conosciuto un ora fa, con i quali basta uno sguardo che vale più di molti discorsi.
In due disposti a stare con me anche oggi, comincio a sospettare che li manda l’organizzazione e me la rido dentro il casco, perché Filippo voleva “incollarmi” un chiudi pista per non fare il percorso da sola, ma mi sono rifiutata in modo anche parecchio “incazzoso” dicendogli che se avessi visto una moto con scritto ORG seguirmi troppo, avrei preso l’asfalto e sarei tornata senza fare il percorso…invece così non posso dire niente, anzi, posso solo essere felice!!!
Provo a ripartire!
Cerco di alzare il piede sinistro, ma è incollato al suolo, fa effetto ventosa nel fango che sembra essersi risucchiato il mio stivale…ridendo mi sbilancio verso destra e riesco a staccare la suola che porta con sé 10 cm buoni di fango attaccato sotto…e rido!
Cercando di pulire la suola sulla pedana, riempio di fango anche quella, ma va bene lo stesso…mentre continuo a ridere.
Dopo un po’ entra la seconda e riparto convinta! Vado su, zampettando, ma vado su…mancavano 100 mt per arrivare ad una “strada” meno paludosa, o almeno non in salita.
Poco dopo c’è il ristoro, si mangia benissimo: crostata, salsiccia, paté, pane tostato e zuppa…ho mangiato in questo ordine, lo so, avrei dovuto fare il contrario, ma con la fame che avevo va bene lo stesso!
Fortuna che il Moto Club Umbria le chiama “merende”, se le chiamava “pranzi” cosa preparavano? e rido!
Bobo scherza e mi ricorda che ho altri 90 km da fare “non ti ingozzare per favore!”. Mentre con Poldoc e Lupa, anche loro di Enduro Polesano, si fa proprio i bambini maleducati, con “incidenti in galleria”, salsicce mangiate maliziosamente e “rutto libero”…che idioti e si ride…se lo facesse mio figlio lo riempirei di parole e se fosse lui qui chissà quante ne direbbe a me…e rido!!!
Arriva Andrea con la mia leva in mano, quella aggiustata con il nastro, e la posa sulla tavola… mentre mangiavo e facevo l’idiota con gli altri, lui mi cambiava la leva…deformazione professionale la sua!!!
Quasi dispiaciuta di non avere più la mia leva “originale”, mi alzo e vado verso la moto. Prima di partire controllo il freno posteriore perché negli ultimi km facevo fatica a trovare il pedale.
Si vede che con la caduta avevo storto il fermo della staffa, Andrea ha provato a drizzarlo, ma si è rotto del tutto…”vado lo stesso, é un po’ scomodo, ma funziona!”…tipica mentalità da endurista…e rido!
Si riparte e fa strada Bobo tenendo un bel ritmo allegro.
Il mio trip perde km, forse si è spostato il sensore. Non avendo di meglio i ragazzi l’avevano attaccato con fascette e nastro americano, anche troppo bravi, lo sistemerò stasera.
Pietro dietro di me, mi guarda mentre rischio qualche dritto a provare le curve in controsterzo. Il manubrio nuovo è fantastico, il mio vecchio ormai era a “corna di bue” con tutte le botte che aveva preso.
Mancano tre note. Guardando i disegni e la strada cerco di restare aggiornata, come sicuramente faceva Ettore ieri. Bobo si ferma e con gli occhi che sorridono mi dice “vai avanti tu!”, capisco al volo che vuole farmi arrivare a guida del gruppo…coccolata fino alla fine parto e percorro gli ultimi km con la soddisfazione di aver vinto la Dakar!
Mi trattano da bambina, per forza, mi comporto da tale… e sono felice!!!
Doccia calda, poi giù a sistemare la moto e cambiare il road book per domani.
Al freno posteriore non posso fare niente, resterà “scomodo”; mentre il sensore era solo sporco di fango.
Stasera festa con tutti gli iscritti.
Si mangia benissimo da Elio, io e Stefano detto “Motosax” ci facciamo anche portare il bis di torta, un tiramisù eccezionale!
Ho l’onore di essere al tavolo con i ragazzi del Moto Club Umbria, ma vado lo stesso a fare chiacchiere agli altri tavoli per salutare tutti.
Qualcuno è preoccupato per il meteo di domani, è prevista neve sia qui che su tutti gli Appennini, quindi il problema non è solo il giro in moto, ma anche la trasferta per tornare a casa.
Le alternative sono tre: partire domani mattina e rinunciare al giro in moto, ma non avere problemi per tornare a casa; partire dopo il giro in moto e rischiare colonna e neve per strada; partire lunedì mattina.
Telefono per avere un consiglio … a casa i problemi che c’erano quando sono partita sembrano essersi stabilizzati e, comprensivo o rassegnato alla mia follia, Giorgio mi dice “Il bimbo é tranquillo, il resto sotto controllo. Intanto finisci il giro in moto, poi torni quando riesci!”…grazie, anche queste parole mi permettono di divertirmi quando sono via.
Vado a letto stanca, ma serena e soddisfatta.
É domenica, ho dormito poco e male, avevo mal di gola, naso “colante” e respiravo a fatica. Alle tre e mezza ho svegliato la camerata e preso una tachipirina, solo dopo sono riuscita a dormire.
Alle 7:00 la sveglia, si parte alle 8:30, tanto per cambiare per prima.
Il Tek ha problemi alla moto, ed è andato alla SPA…grande endurista il Tek, dovrei imparare da lui!!!
Bobo è partito per tornare a casa questa mattina, non può permettersi imprevisti in trasferta, lunedì Luca deve essere al lavoro.
Come Bobo anche Poldok e Lupa sono partiti.
Ettore e Pietro non lo so, non li cerco, avendo già fatto la giornata di “turno babysitter”, se oggi sono in moto, è giusto che si divertano.
Scendo a fare colazione già vestita da moto e mangio come se non vedessi cibo da tre mesi!
Fuori comincia a nevicare e fa freddo, parecchio freddo.
La moto non vuole partire…passa il Palestrato, non dice niente, guarda me e la moto, con il suo fare tranquillo…io rido e la moto si accende… lui giustamente si prende il merito!
Parto veramente da sola, ma non mi preoccupo, mal che vada i chiudi pista mi troveranno sperduta da qualche parte…e rido!
Il percorso oggi dovrebbe essere una via di mezzo tra venerdì e sabato come difficoltà ed effettivamente è così: tratti “divertenti” alternati ad altri più tranquilli.
Pronta a passare il primo guado, vedo i fotografi… “mi raccomando, fai la brava!”, in piedi sulle pedane, peso indietro, gas aperto, acqua, schizzi…”brava, sei stata brava!!!”…parlo con la moto, ma ho scoperto di non essere l’unica…e rido!!!
Dopo qualche km la moto comincia a fare i capricci, tende a spegnersi, provo a mettere in riserva, regolare il minimo, ma niente, è la terza volta che si spegne.
Sono da sola in mezzo al bosco, con una salita appena fatta in discesa alle spalle e un guado, seguito da una salita, davanti…praticamente in una buca, con la moto che non parte…come vorrei lo “sguardo magico” del Palestrato…e nonostante tutto rido!
Davanti, al di là del guado, dei cespugli si muovono, penso che possa essere qualche moto, ma non sento il rumore del motore, un fotografo qui è improbabile, sarà qualche animale e torno a pensare alla moto.
“Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere!!!” (Cit. famosissima che ripeto spesso) infatti comincia a piovere…”manca solo che buco”, no dai, neanche pensarlo e comunque ho leve e camera…e me la rido da sola. Ho la certezza di un ottima organizzazione, sono giusta nel tracciato, mal che vada mi troveranno e non mi preoccupo.
Decido di mettere il cavalletto per calciare con più forza stando in piedi, ma il terreno fangoso non approva la mia brillante idea e rischio di cadere. Mi guardo intorno e cerco qualche sasso o ramo da mettere sotto il cavalletto per evitare che sprofondi nel fango, per scendere però dovrò sacrificare un guanto, come si fa sulla sabbia, altrimenti non sta in piedi neanche da sola.
Mentre medito sul da farsi, arriva una moto da dietro che, intuendo le mie difficoltà, si ferma. È il numero 101, che per tutto il giorno chiamerò 101, senza mai chiedergli il nome.
Gli spiego il problema e mi tiene la moto in equilibrio mentre io calcio da in piedi…tre “pedalate” e parte!!!
Bene, si può uscire dal buco!!!
“Vuoi andare avanti, io vado piano!” gli dico e lui gentilmente “no, vai avanti tu, così vediamo se la moto ti da ancora problemi”…grazie!
Navigo, ma il percorso qui è un po’ impegnativo e scivoloso, non riesco a guardare il rotolo e anche a guidare, così decido di seguire le tracce lasciate dai pneumatici delle moto passate prima di me, sembra un “filo d’Arianna” e uso il road book solo come conferma.
Un cinghiale bello grosso mi attraversa il sentiero a meno di 100 mt di distanza, istintivamente fermo la moto, ma non la spengo…”questi non sono cagnolini!”, girarmi è impossibile, ma forse il rumore del motore li tiene lontani. Non è la prima volta che li trovo e di solito non sono mai solitari, infatti dopo “il grosso papà” passano 5/6 cuccioli e un paio di “mamme”. Arriva 101 dietro di me e gli faccio cenno di aspettare. Passano altri 10/15 cinghiali di varie dimensioni, tutti sullo stesso percorso del primo, sembrano un trenino in un binario…”fortuna che mi sono fermata, ce ne fosse stato uno a guardare prima di attraversare la strada”…sono felice!
Guardo che non ci siano altri movimenti sospetti tra i cespugli e riparto, 101 con me.
Passano i km, la moto sembra andare, non piove più, ma nevica e anche bene!
A questo punto le note diventano scritte in bianco su sfondo nero, è il momento di scegliere se fare il percorso facile o quello difficile.
Chiedo a 101 cosa vuol fare e mi risponde “facciamo il difficile! Te la senti?” … “se vieni con me si! Finito il difficile, magari vai senza aspettarmi!”
Mando avanti le note “nere” e mi infilo nel sentiero, lui si sta pulendo gli occhiali, tanto poi mi raggiunge.
Alla mascherina ho rinunciato, i fiocconi si appiccicano per fuori, non posso pulirla in corsa perché ho i guanti impregnati di fango e comunque, dentifricio o no, si appanna per dentro.
Al controllo timbro trovo Maria e Daniele, sono felice di vederli e gli dico che va tutto bene, hanno più freddo di me a stare lì sotto la neve fermi ad aspettarci.
L’inizio del “difficile” non è poi così difficile, non più del resto insomma e sospetto che sia stato solo un sistema dell’organizzazione per verificare chi aveva voglia di fare fatica…dopo aver incontrato un paio di salite impegnative cambio idea.
Cado e 101 sempre pronto ad aiutarmi, anche se cerco di fare da sola.
Venerdì avevo fatto salite peggiori, ma la stanchezza si fa sentire.
I tre km di asfalto per arrivare al distributore bastano per congelarsi. Non ho ancora messo la tuta anti pioggia, ma approfitterò della sosta per vestirmi, ho un maglione dentro lo zaino, metterò anche quello.
Le mani nessun problema, guanti bagnati e leggeri, ma non ho freddo… non rinuncerei mai alle mie manopole riscaldate, anche se tutti mi prendono in giro.
Al bar del distributore troviamo Stefano Serra e il suo gruppo, mi offrono una cioccolata calda con panna e un cannolo con la nutella…li mangio molto volentieri, come se non avessi fatto colazione…chiacchiero, mi riposo e rido!
Alcuni lavano la moto, probabilmente torneranno per asfalto, ma fa tanto freddo, non è una buona idea, su sterrati ti muovi e ti scaldi.
Piove, metto la “divisa da palombaro” e, vestita di tutto punto, con tanto di sottocasco (un passamontagna nero che lascia vedere solo gli occhi), penso che sarebbe una buona idea pulire la mascherina, ma gli unici fazzoletti che ho sono fradici.
Mi avvicino a una signora in macchina, ferma a fare benzina … mi guarda male, ma male, come fossi un alieno brutto o chissà quale specie di mostro feroce, un maniaco o un rapinatore! La saluto e con sfacciata gentilezza le chiedo un fazzolettino di carta, precisando “asciutto per favore” … zitta, senza neanche rispondere al mio saluto e continuando a guardarmi con sospetto, (più dei maremmani di giovedì), mi allunga due fazzolettini… le sorrido (ma tanto non si vede) e la ringrazio.
Ripartiamo, con la mascherina pulita la pioggia ghiacciata non mi fa più male agli occhi e penso “che la signora si sia resa conto di quanto é stata gentile?”.
Gli ulivi e gli arbusti lungo il sentiero sono tutti innevati… un panorama da sogno!
Arriviamo al timbro, Motosax e Nik ci aspettano festosi.
Poi c’è una discesa viscida e a gradoni, vado troppo piano, mi fermo addosso alla parete del monte e si spegne la moto…colpa solo mia questa volta.
A calciare non parte, ma sono in discesa e vado giù un altro po’, metto in seconda con l’intenzione di accenderla in corsa, ma faccio un traverso da circo e il motore resta spento…”non ho il pelo sullo stomaco per fare queste cose come si deve!”…e rido insieme a 101 che assiste alla scena tra il divertito e il preoccupato.
Calcio e da brava la mia XT parte, mi drizzo dal traverso e riprendo la discesa.
Gli chiedo se vuole andare avanti “ormai la moto va bene!”…”no, figurati, sono abituato a fare la scopa alle uscite organizzate dal mio gruppo e poi mi sentirei in colpa ad abbandonarti qui!” …ok, non ho più dubbi, fanno parte del “corredo organizzativo” e rido!!!
Il mio trip perde km, forse è ancora sporco e mando avanti 101.
Il fango non manca, viscido che sembra di pattinare sul ghiaccio e ci scherziamo.
Lui guida quasi girato all’indietro, pronto a fermarsi per aiutarmi o per non perdersi una mia eventuale caduta.
In una delle tante pozze belle grandi mi si scompone la moto, non cado, ma resto in bilico, senza riuscire né a scendere, né a rimetterla dritta … non si perde la scena, mi grida “non lasciarla cadere” e cerca un posto per parcheggiare la sua, cosa non facile.
Torna indietro a piedi e afferma “ci starebbe bene una foto!” … “fai pure la foto!” e rido!
Ora che trova il telefono sotto i 4/5 strati e che fa quei 30/40 scatti…io sono ancora lì buona, in bilico sopra la palude che rido alla grande!!!
Dopo il mio ennesimo maldestro jolly, 101 vuole potermi seguire senza angoscia e insiste per dare un occhiata al mio trip, questa volta si era spostato il sensore.
Faccio strada io, in realtà il trip perde ancora km, ma seguo le tracce sul sentiero, sono tante e ben visibili, resto aggiornata con le note, i disegni e i simboli aiutano molto, se ho dubbi mi fermo e chiedo a 101!
Sbaglio strada un paio di volte, me ne accorgo perché non vedo più tracce per terra e non c’è il fanale di 101 nello specchietto. Torno indietro e lo trovo paziente ad aspettarmi al bivio.
In una salita con lastra di roccia scivolosa…scivolo!
Non trovo lo “scomodo” pedale del freno in tempo e rotolo giù mentre arriva 101, che mi schiva con grande abilità, ma si spaventa più di me.
Tutto bene, nessuno si è fatto male, drizziamo la pedana con le leve smonta gomme e si riparte.
Siamo quasi alla fine, per fortuna, sono davvero stanca, ma solo fisicamente, il morale è alle stelle!!!
Ultimi km tranquilli e vedo, come un apparizione di Fatima, il Lillo (vice presidente del Moto Club Umbria) che ci aspetta da Elio.
Legge nei miei occhi la soddisfazione e mi guarda masticando un “brava!” …un brava dal Lillo???!!! NO, ho sicuramente capito male…e rido!!!
C’è anche Caterina, sorella di Filippo, le dico “ho fatto tutto il percorso, anche il pezzo difficile!”, Lei mi sorride e il Lillo “lo sappiamo!” …”come lo sapete già?”
Saluto 101 e vado a portare la moto in garage, l’idea era di caricarla subito sul carrello e poi fare una doccia calda di 2 ore.
Filippo (presidente del Moto Club Umbria) mi viene incontro con la macchina fotografica in mano. Come lo vedo, prima ancora di togliere il casco, affermo con entusiasmo “ho fatto tutto, anche il pezzo difficile, ero con 101, mi ha fatto compagnia tutto il giorno!!!” …”lo sappiamo! Eri con Claudietto!”
Scoprirò poi che nel gruppo di Whatsapp tutti i ragazzi del Moto Club sapevano dov’ero e con chi, in tempo reale ad ogni timbro, fotografo o passaggio e non solo per me, ma si comunicavano anche eventuali problemi e/o difficoltà dei vari partecipanti…che dire, niente!!!
Filippo fa un paio di foto e mi invita a salire
“Carico la moto e arrivo”
“No sali, c’è gente che ti aspetta”
“Mi tolgo almeno gli stivali e il casco”
“No sali”
“Ma sporco…”
Mi afferra scherzosamente per la mentoniera del casco e, con fare deciso e divertito, mi ripete
“SALI!!!”
…non è un tipo che puoi contraddire molto…
Arrivo nella sala da pranzo del ristorante con gli stivali pieni di fango, la tuta anti pioggia rotta in più punti, il casco ancora in testa e mi trovo una folla esultante con tanto di fotografi…mi viene da piangere, ma gli ometti non devono piangere!
Non mi aspettavo di finire il giro, come non mi aspettavo tutta quella gente, quasi tutti poco più che conoscenti, felice per me!
Tolgo il casco e vedo Lupo… parte l’abbraccio senza pensare che l’avrei inevitabilmente sporcato e neanche a lui importava! Con Lupo ci vogliamo un gran bene, non sapevo che sarebbe venuto ad aspettarmi all’arrivo, c’è anche Franz e la sorpresa di vederli lì è stata stupenda!!!
Mentre mangio, tanto e bene, da Elio si mangia davvero bene, Filippo fa le premiazioni di chiusura evento…Ugo vicino a me mi prende in giro “Basta mangiare! Non ti distrarre! Comincia ad alzarti!” …c’è un premio anche per me, lo terrò come ricordo della mia soddisfazione, come ricordo delle persone che mi hanno aiutato a portare a termine questa sfaticata!
Lupo e Franz mi aiutano a caricare la moto e li saluto.
Adesso doccia calda!
Preparo le valigie, si torna a casa.
Saluto i ragazzi del Moto Club, tanto tornerò ad aprile per il Rally dell’Umbria, hanno promesso che sarà un percorso molto meno impegnativo e non posso mancare!!!
Trovo traffico e neve lungo la strada, ma solo per 25/30 km.
Sono felice!!! Mentre guido vorrei cantare, ma ho sempre più mal di gola e meno voce. Telefono a qualche amico per raccontare il weekend, ma faccio proprio fatica a parlare.
In macchina ripenso al percorso, alle persone che mi hanno aiutato e a come sarebbe stato senza di loro.
Sarei arrivata in fondo lo stesso? No! Da sola dal tutto, in un giorno qualsiasi senza l’appoggio almeno dell’organizzazione, un percorso così? Non sarei neanche partita!
Mi avrebbero aiutato i ragazzi del Moto Club? Sicuramente SI! Ma forse mi sarei arresa prima!
Il trip, anche se avesse funzionato alla perfezione, avrei messo molto più tempo a navigare, non dico che mi sarei fermata ad ogni nota, ma quasi. Senza parlare del tempo che avrei perso a “pascolare e cercarmi”.
Ripenso ai momenti di incertezza, quando anche solo sapere che ero in compagnia, mi aiutava ad affrontare da sola, ma con più grinta gli ostacoli.
Le cadute, alcune brusche, altre banali. I danni più grossi alla moto li ho fatti nelle due più stupide. “L’importante è non farsi male” … grande e assoluta verità!
Ripenso alle riparazioni “al volo”, usando quel poco che si ha. Ci sarei riuscita da sola? Forse, ma in compagnia è più divertente!
La moto a terra, sarei riuscita ad alzarla sempre da sola? Forse, ma non per tre giorni, che poi la schiena si lamenta!
I momenti da sola…da sola non sono mai stata!
Bello fare enduro ed è bello farlo in compagnia! Anche di persone appena conosciute, che tornano bambini come te a giocare con il fango! Avessi cominciato prima!!!
Ripenso alla vita in generale, a quanto somiglia all’enduro, alla mia determinazione e alla mia incoscienza … arrivo a casa stanca, senza voce, ma felice!!!